Domenico Ortolani - Altervista
Lo sguardo è lo strumento per mezzo del quale cerchiamo di comprendere il mondo di cui siamo parte. Al di là di ogni supposizione è però qualcosa di molto più complesso e intrigante di ciò che in genere siamo convinti debba essere. Con lo sguardo siamo persuasi di cogliere quello che ci circonda e di vederlo com’è. In realtà il nostro cervello seleziona e ricompone le visioni del mondo esterno che incamera e ne fa un composto che trasmette alla parte cosciente. Così alla fine non vediamo ciò che è com’è, ma qualcosa di spurio reinterpretato per noi stessi. E non siamo affatto consapevoli di tutta la manipolazione di questa operazione.
Al di là di ciò che ci sembra di vedere, rimangono autentiche la voglia e il bisogno di intendere effettivamente l’esterno che ci circonda, con cui dobbiamo rapportarci. Al di là dello sguardo c’è un autentico sentire profondo e vero che trasuda dallo sguardo stesso, il quale, sottoforma di sensazioni, ci introietta parti della dimensione reale. Siccome non siamo abituati e non ci siamo auto-educati a decifrarle e capirle, continuiamo a illuderci di guardare e capire la realtà senza accorgerci che invero ci “sfugge di mano”.
Oltre gli sguardi vorrebbe essere un tentativo di far emergere ciò che lo sguardo raccoglie e non affiora alla coscienza. Una specie di genuina “materialità vera” oltre ciò che vediamo, o pensiamo di vedere.
Oltre gli sguardi vorrebbe aprire la possibilità di dar vita a un barlume di cosapevolezza oltre la coscienza, a uno squarcio della realtà che lo sguardo obnubila e la coscienza non vuole o non riesce vedere.
Oltre gli sguardi: un ingenuo forse, però sincero, tentativo di provare a capire perché il mondo ci sta crollando addosso e continuiamo a far finta di non accorgercene.
Andreapapi