Giugno 2015
De enciclica et de Francesco
Stimolato dal clamore suscitato al momento della sua uscita, ho letto con la dovuta calma l’ultima enciclica Laudato si’ di papa Francesco. Prevenuto dalla miriade di commenti che l’avevano investita, devo ammettere che di primo acchito mi ha colpito. Abituato dalla storia millenaria della chiesa non è proprio usuale trovare un papa che, con gran semplicità e autorevolezza insieme, redarguisce il potere e dichiara apertamente di schierarsi contro il suo operato.
Al tempo stesso mi sono chiesto se era la particolarità di Francesco soltanto o se si tratta di tutta la chiesa. La domanda non è così banale come all’apparenza può sembrare. L’impostazione della chiesa e la sua propensione politica nel mondo dipendono dalla singola visione del papa oppure il papa, dal momento in cui è eletto deve adeguarsi ad un’impostazione preesistente? Ha veramente senso supporre che, a seconda di chi viene eletto, l’orizzonte e l’operato ecclesiale cambino? Se per esempio fosse stato eletto un para/leghista, xenofobo e tendenzialmente fascistoide, alla Salvini per intenderci, anche il modo di porsi della chiesa sarebbe stato alla Salvini? Guardando le cose come appaiono vien da pensare che potrebbe essere così. Ma se così fosse veramente non saremmo messi troppo bene, perché la politica della chiesa sarebbe emanazione, inderogabile e indiscutibile all’interno, della visionarietà del singolo individuo che di volta in volta viene eletto papa.
Anche se non so come funziona veramente, non essendone parte e non aspirando a farne parte, sono convinto che le cose siano un po’ più complesse e complicate di così. Penso che in realtà il corpus dirigente e quello dottrinario della chiesa, come praticamente è da sempre, ci tenga senz’altro soprattutto a gestire saldamente il potere delle “anime” (belle?) dei vari fedeli, ma anche specularmente di chi non si riconosce in lei, che in questi secoli di sopravanzata secolarizzazione sono la stragrande maggioranza delle persone.
Il fatto è che negli ultimi tempi, scandali pedofilia e corruzioni varie, non le stava andando troppo bene. La sempre al vertice dell’hit parade mondiale chiesa aveva bisogno di uno scossone di tutto rispetto per darsi una “sacrosanta” mossa, che le permettesse di rialzarsi in piedi per riprendere il posto che lei stessa pensa le spetti. Così hanno scelto Bergoglio, attuale papa Francesco, venuto dall’Argentina ed esperto di teologia della liberazione, proprio perché serviva il personaggio che rappresenta, che sa di povertà quanto di acqua e sapone e di bontà genuina, per ridare un volto accreditabile a una chiesa che, coi tempi che corrono, non stava proprio navigando in buone acque. “Santa” lungimiranza dei poteri “eterni”.
Qualche parola in breve nel merito del contenuto dell’enciclica. Nulla di nuovo o di più della coerenza ecologista classica, con punte gradevoli di radicalità, almeno nella potenza del verbo. Francesco ha preso, giustamente, a piene mani da tutto l’armamentario del “verbo” ecologista che da decenni imperversa a vari livelli nella cultura e nella letteratura politica, facendolo con grande saggezza proprio.
E questo è un merito notevole. Ciò che mi garba meno è che riconduca continuamente tutto all’evangelizzazione di sempre. È perfettamente comprensibile dato che si tratta del papa, anche se mi sembra oggettivamente un limite del messaggio perché lo riduce a proselitismo, quello di sempre.
Inoltre mi ha disturbato non poco che nel criticare la distruzione delle biodiversità vi veda innanzitutto una mancanza di accortezza umana perché sta danneggiando gli umani stessi. Riporto (come si dice “papale papale”): «Le diverse specie contengono geni che possono essere risorse-chiave per rispondere in futuro a qualche necessità umana o per risolvere qualche problema ambientale.» (pag. 51) Il problema ecologico e del rapporto tra uomo e animali ridotto ad accortezza coerente per le necessità umane. Poi subito un po’ dopo accusa sostanzialmente la modernità contemporanea di aver incentrato le proprie azioni su visioni antropocentriche, causando il disastro che sta denunciando. Una “sgridata” non troppo simpatica dai campioni storici dell’antropocentrismo, che in nome della specie privilegiata da dio hanno in un certo senso autorizzato l’uomo a fare e disfare la “natura” a proprio piacimento, al di là dell’abile interpretazione anti/antropocentrica che lo stesso Francesco cerca di accreditare.
Andreapapi