De Luca è stato assolto. Noi brindiamo alla sua non carcerazione perché un altro uomo non è stato incarcerato e questa ci sembra una gran bella notizia. Un intellettuale, coerente nell’uso del proprio intelletto, è stato prosciolto dall’accusa di istigare perché, probabilmente (ancora non sono ufficiali le motivazioni della sentenza), volterrianamente è stato riconosciuto il diritto di esprimere un’opinione, qualunque essa sia. Al di là di tutto non spetta a noi giudicare se lo stato ha fatto bene o male. Sono problemi suoi, proprio perché non è mai stato vero che “lo stato siamo noi”. A noi spetta gioire perché chi si è espresso come riteneva opportuno senza temere le conseguenze è, per ora, riuscito a farlo senza subire la “mannaia” del potere, qualunque siano le ragioni per cui il potere ha scelto di prosciogliere chi per un po’ ha supposto suo nemico.
Personalmente sono convinto che il potere, in questa contingenza, abbia tentato, come si suol dire, di “salvare capra e cavoli”. Ha temuto di passare per tiranno se lo condannava e cercherà in tutte le maniere di scindere tra il punto di vista e l’azione. L’intento mi sembra quello di far trionfare l’ambiguità per cui si è liberi di affermare che “è giusto sabotare”, ma “non si è liberi di farlo”. È un giochino che non so quanto e se potrà reggere. Mentre so che è perfettamente in linea con l’ipocrisia imperante secondo cui “il popolo è sovrano” nelle affermazioni di principio, ma di fatto è solo e sempre sottoposto a chi governa e decide per esso.